lunedì 25 giugno 2007

Lo scudetto dell'onestà? REVOCATELO

20 giu 13:24 Calcio: pm, Inter senza requisiti finanziari per stagione 2005-06MILANO -

Il pm milanese Carlo Nocerino sta notificando l'avviso di fine indagine per il presidente dell'Inter Massimo Moratti, l'amministratore delegato del Milan, Adriano Galliani, due dirigenti nerazzurri, Rinaldi Ghelfi e Mauro Gambaro, tutti accusati di falso in bilancio. Nella motivazione, il pm scrive a proposito della societa' di via Durini: "L'equilibrio finanziario sarebbe saltato se la societa' avesse evidenziato le perdite connesse alle plusvalenze fittizie e l'Inter non avrebbe superato i parametri chiesti dalla Covisoc per l'iscrizione al campionato 2005-2006". Si tratta del torneo assegnato a tavolino dal commissario della Figc Guido Rossi all'Inter dopo la retrocessione della Juventus per i fatti di calciopoli. Secondo la procura meneghina, tra il 2003 e il 2005 Inter e Milan avrebbero dato vita a scambi di giocatori non di primo livello, i cui valori di mercato venivano gonfiati allo scopo di "abbellire" i bilanci. (Agr)

martedì 12 giugno 2007

La verità...

di Mazzetta dal sito altrenotizie.org

Esiste una grossa differenza tra un teppista ed un assassino. Ugualmente esiste una grossa differenza tra la vittima di un crimine e la vittima di un incidente. Una differenza ancora più grossa però esiste tra la versione che il Ministro dell’Interno Giuliano Amato ha avvalorato e diffuso a proposito della morte di Filippo Raciti e la realtà. Filippo Raciti non fu ucciso da un tifoso, questa è la verità certificata dallo stesso pubblico ministero che aveva messo sotto accusa un giovane ultrà catanese e che ieri ha ritirato l’accusa. Filippo Raciti, in realtà, trovò la morte a causa di un incidente, quando nell’agitazione degli scontri con i tifosi del Catania un suo collega lo investì con un Land Rover Discovery, mentre cercava di manovrare fra i fumi dei lacrimogeni. Dice infatti l'agente scelto S. L., di 46 anni, nella sua deposizione davanti al giudice istruttore: "In quel frangente sono stati lanciati alcuni fumogeni, uno dei quali è caduto sotto la nostra autovettura sprigionando un fumo denso che in breve tempo ha invaso l'abitacolo. Raciti ci ha invitato a scendere dall'auto per farla areare. Il primo a scendere è stato Raciti. Proprio in quel frangente ho sentito un'esplosione, e sceso anch'io dal mezzo ho chiuso gli sportelli lasciati aperti sia da Balsamo che dallo stesso Raciti ma non mi sono assolutamente avveduto dove loro si trovassero poiché vi era troppo fumo. Quindi, allo scopo di evitare che l'autovettura potesse prendere fuoco, mentre era in corso un fitto lancio di oggetti e si udivano i boati delle esplosioni, chiudevo gli sportelli e, innescata la retromarcia, ho spostato il Discovery di qualche metro. In quel momento ho sentito una botta sull'autovettura e ho visto Raciti che si trovava alla mia sinistra insieme a Balsamo portarsi le mani alla testa. Ho fermato il mezzo e ho visto un paio di colleghi soccorrere Raciti ed evitare che cadesse per terra". Raciti verrà poi fatto sdraiare e soccorso da un medico della polizia. Questo verbale è ormai vecchio, è stato pubblicato da L’Espresso diverse settimane fa, ma ancora su giornali e televisioni del nostro paese non viene detta questa banale verità. Ci si limita a dare la notizia dell’ultrà scagionato; perché? Analizzando la vicenda nel suo complesso, si può notare come la polizia, la Procura e parecchi altri ancora a Catania abbiano mentito sulla morte di Raciti. Dalla deposizione del suo collega si evince che erano numerosi gli appartenenti alla polizia che sapevano che Raciti era stato investito da un Discovery e non da un pezzo di lamiera. Dalle risultanze autoptiche si sapeva già che le lesioni erano state considerate compatibili con l’urto della grossa vettura e non con la lamiera del sottolavello. Dalle prove del RIS di Parma si sapeva già che il sottolavello non poteva essere l’arma del delitto. Contrariamente a questa che ormai si può definire una verità accertata, la sera della morte di Filippo Raciti e nei giorni successivi, nessuno degli agenti e dei sanitari intervenuti a vario titolo ha osato contraddire la versione ufficiale. Non solo, nei giorni successivi, in mancanza di prove, dalla Questura di Catania veniva diffuso un disegno (sì, il disegno che vedete nella foto) che avrebbe dovuto “dimostrare” la colpevolezza del giovane ultras. Alla Questura di Catania erano in parecchi a sapere come si erano svolti veramente i fatti, ma nessuno permise che la verità trapelasse; al contrario qualcuno lavorò di fantasia per presentare alla stampa una delle prove più incredibili che si siano mai viste. Questo taroccamento indegno della verità è stata la leva grazie alla quale il Ministro dell’Interno Amato ha promulgato i provvedimenti urgenti in materia di sicurezza degli stadi; provvedimenti in gran parte già emanati dal suo predecessore, Pisanu, ma mai attuati. Non c’era alcun bisogno, quindi, di esibire una vittima sacrificale per appoggiarne le ragioni, il che lascia ancora più perplessi. Non si può nemmeno pensare che la volontà di insabbiare la vicenda sia partita dai poliziotti coinvolti nell’incidente, poiché lo stesso responsabile dell’investimento ha dichiarato il vero in sede giudiziale senza che risultino pressioni a suo carico o senza che risultino versioni difformi da lui rilasciate in tempi diversi. Chi ha organizzato allora la menzogna, chi ha impedito alla verità di venire subito alla luce? Forse sono stati gli stessi che si sono persi il fegato di Raciti, smarrito dopo che la sua analisi aveva “dimostrato” la colpa del lavello e che ora spingono perché non si proceda alla riesumazione del corpo per ulteriori analisi? Per quali motivi? Le dietrologie hanno poco senso, ma in quei giorni l’omicidio di Raciti fece vibrare l’Italia di sdegno e questo potrebbe essere stato utile a qualcuno, se non altro a far passare in secondo piano qualche altra notizia imbarazzante. Non bisogna dimenticare, inoltre, che lo stesso Amato annunciò di temere la presenza di ultras feroci (oltre ai soliti qaedisti, terroristi rossi, anarcoinsurrezionalisti e compagnia bella) alle manifestazioni contro l’allargamento della base americana di Vicenza. In ogni caso ce n’è abbastanza per chiedere le dimissioni di Amato incapace di ottenere il dovuto dai suoi uomini, del questore di Catania e per sollecitare un rimbrotto al pm catanese che ha messo in galera un innocente indicandolo come un assassino nonostante le prove a suo carico fossero inesistenti. Questo se vivessimo in un paese normale, un paese nel quale la polizia non si presta ai giochetti governativi e nel quale lo spirito di corpo non fa premio sul dovere di proteggere i cittadini. Vivendo in Italia non ci resta che riflettere sul povero Raciti, la morte del quale è stata indegnamente strumentalizzata da quello Stato che ha pianto calde lacrime sulla sua bara e sperare che eventi del genere non si ripetano mai più.

venerdì 8 giugno 2007